Hikkaduwa

Il mattino a Hikkaduwa è annunciato dal treno che scorre alle spalle dell’ostello. La ferrovia è a cinque metri dal mio letto… facciamo sei. Come i tuk tuk, automobili e motorini, la locomotiva annuncia il suo passaggio, ma con la sua tromba da stadio. Vibra la branda, vibra il muro, mi sveglio di soprassalto domandandomi cosa cacchio stia succedendo. Il treno è passato qualcosa come cinque volte nel corso della notte, ma le ore piccole non hanno indotto il macchinista ad andarci piano con la tromba. Il convoglio delle sette e cinquantatré è il canto del gallo. Mi alzo (stranamente riposato) ed esco dal dormitorio circondato dal richiamo di uccelli, roditori e chissà quali altre bestie che non ho mai visto prima d’ora.
Nel giardino saltella una ragazzino turbolento. Si muove agitato e sospettoso, ma è alimentato da abbastanza curiosità da avvicinarsi a me.
«Ciao piccoletto, e tu come ti chiami?» Provo a dirgli in inglese semplice. «Io…» Dico indicandomi il petto. «Davide» Punto l’indice verso di lui. «E tu?»
Il bambino dice qualcosa di incomprensibile, poi alza il braccio e mi butta una mano tra le gambe.
«OH!» Reagisco io scattando all’indietro. «Questo non si fa!»
Il bambino farfuglia ancora qualcosa e se ne va.

Hikkaduwa è un grosso villaggio turistico sviluppato lungo la strada che corre parallela alla costa. Alcune strade portano verso l’interno, ma il villaggio è decisamente sviluppato sul lungomare. Bar Hipster, tavole da surf a noleggio, piccoli locali di Roti ed una quantità impressionante di russi. È facile individuarli, sono i ciccioni che passeggiano con le biondine sottili.

Ieri notte, tra un treno e l’altro, ho letto della barriera corallina di Hikkaduwa e di come, nel corso degli anni, sia andata progressivamente sparendo. Restano da vedere le tartarughe marine (all’omonima Turtle Beach) ed i pesci tropicali. Mi basta nuotare fino a trenta metri dalla costa per vedere piccoli banchi di pesci coloratissimi che rovistano il fondale alla ricerca di cibo. Ci sono dei pesci pappagallo più lunghi del mio braccio e dei pesci farfalla color argento con la coda nera di pece e giallo fosforescente.

La linea di alberghi e Guesthouse che si affaccia sulla spiaggia è riservata ai clienti più facoltosi. Fatta eccezione del Bandula, i turisti più budget come me dormono dall’altra parte del lungomare. È facile spendere un paio di giorni qui, tra spiaggia e lallero, ma ho il sesto senso che ci siano decisamente posti migliori di questo. Insomma, è arrivata l’ora di fare di nuovo i bagagli.

PAROLA DEL GIORNO [cingalese]: Ammé (mamma)