LXXXV

Da un paio di settimane a questa parte, durante il mio primo viaggio in Sri Lanka, ho provato a scrivere dei posti che ho visitato, delle cose che ho visto. Gran parte di questo materiale, un po’ per mancanza di tempo, un po’ per mancanza di voglia, è morto in una bozza.

Spesso, quando ammiravo un paesaggio o la natura incredibile di quest’isola, mi sono tornati in mente i versi di una poesia di Tagore, LXXXV.

Chi sei tu, lettore, che leggerai le mie poesie
tra cento anni?
Non posso mandarti un solo fiore di questa ricca primavera,
né darti un solo raggio d’oro delle nuvole
che mi sovrastano.
Apri le tue porte, guardati intorno.
Nel tuo giardino in fiore cogli i fragranti ricordi
dei fiori sbocciati cento anni fa.
Nella gioia del tuo cuore che tu possa sentire
la vivente gioia che cantò, in un mattino di primavera,
mandando la sua voce lieta, attraverso cento anni.

E niente, mi andava di condividerli.