Il Salar, finalmente! La più grande distesa di sale del mondo! Chilometri e chilometri di accecante sale. Ci sono solo le strisce lasciate dalle jeep sui tracciati… beh, non proprio, c’è anche una chiazza nera: due jeep hanno fatto un incidente e hanno preso fuoco (ogni jeep carica benzina per il viaggio e una bombola di gas per la cucina). Risultato, una decina di turisti morti carbonizzati.

Uno può ragionevolmente chiedersi “ma come cavolo fanno a fare un frontale due fuoristrada enormi in questa distesa bianca!??”. La risposta è: “Se i turisti delle due jeep, indipendentemente, decidono entrambi di vedere il Salar di notte e, ancora, entrambi riescono a convincere i rispettivi autisti a spegnere i fanali per vederle meglio, è possibilissimo!”.

Salar de Uyuni

Raggiungiamo la “isola” al centro del Salar. Matty ed Eddy hanno fretta di fare colazione e Berny, furbissimo, parcheggia all’ombra! Verni accende il fornello e rimane piantata lì, Io e Andrea corriamo disordinatamente sotto al sole per riscaldarci e Marion ne approfitta per addentare tutto ciò che la colazione offre di dolce.

Da bravi turisti vorremmo sbizzarrirci a fare foto cretine al Salar (mi basta cantare “Saca -foto- saca saca saca saca sem parar!” per far ridere Verny, buffissima) ma abbiamo bisogno dell’aiuto di Matty e Eddy che però sono troppo impegnati a fotografarsi a vicenda mentre saltano. È da giorni che saltano quei due.
Propongo a Matty di fotografarli insieme (mentre saltano ovviamente) se lui in cambio mi mantiene Marion per la schiena mentre faccio una foto per celebrare il nasone di Andrea.

La sera prima, mentre le boliviane nelle cucine se la ridevano, io e Andrea avevamo inscenato un balletto classico semiserio.. perché semplicemente non puoi indossare una calzamaglia senza sentire l’impulso irrefrenabile di ballare la danza del cigno! Ci siamo allora accordati per vestirci uguali il giorno dopo e il salar è diventato quindi la prima (ed ultima) tappa del nostro tour mondiale (Dio che freddo!)

Tagliamo Uyuni e andiamo a vedere il cimitero dei treni: decine e decine di locomotive a carbone lasciate li su due file di binari paralleli ad arrugginirsi. Sono belle… anche aver fatto l’antitetanica è bello.

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Torniamo a Uyuni. Mangiamo, salutiamo Matty, Eddy, Berny e Verny e troviamo un autobus per andare a La Paz. Ce ne sono alcuni che viaggiano di notte, giriamo la città e io in mezza giornata mi becco un 2 – 3 fregature (spiccioli, cmq) e litigo con altrettante persone. ALLA LARGA DA UYUNI, la matematica è la loro opinione in questa piccola città, che basa la sua magra economia su conti del ristorante ‘mal calcolati’ (per convenire a loro), resti ‘inesatti’ e prezzari dei menù ‘non aggiornati’.

L’unica cosa simpatica di Uyuni e il mercato (in fondo al viale principale), piccolo ma colorato, e soprattuto ancora praticamente ignorato dai turisti, che rimangono nelle due piazzette centrali.

PAROLA DEL GIORNO (br): v tirar una fotografia (“scattare una fotografia”, il verbo fazer non è corretto in questo caso)

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