freud

L’altra sera ho visto uno che somigliava paro paro al tizio dei Queen, quindi ieri notte ho sognato Freddy Mercury, cioè non so se somigliasse davvero a freddy, però nel sogno aveva i dentoni come lui. Eravamo andati insieme ad una festa, io e lui, ma avevamo sbagliato piano ed eravamo capitati ad una specie di cocktail party con raffaella carrà che presentava, solo che non sembrava affatto una trasmissione, presentava quello che accadeva durante la festa. Era la carrà, no? E allora presentava. La carrà mi ricorda sempre lo sketch con benigni che cerca di infilarsi sotto la gonna, quindi freddy mercury, che poi era gay ma chissenefrega, decide di mimare un amplesso con la carrà su uno dei divani dell’appartamento, il tutto mentre lei, stesa di schiena, continua a presentare con tanto di microfono. E vabbè, tiro su freddy e gli faccio «Oh, abbiamo sbagliato festa! stai a fare un casino e c’è ne dobbiamo andare», lo prendo e ci infiliamo nell’ascensore, piano seminterrato, e poi davanti alla porta di un appartamento di merda dove freddy già mi guarda sconsolato e fa «mhh…», poi entriamo in una tale tristezza di posto che freddy continuando fa «…o sapevo». Tutti gli rompono le scatole perché lui è il tizio dei Queen e allora andiamo via, ma arrivati alla macchina i gangster, si si i gangster, vi vengono contro minacciosi per riempirci chissà perché di botte (ma la carrà non c’entra). Scappiamo in un bar dove freddy svanisce e così mi trovo seduto ad uno dei tavoli con andrea nasone e ciccio raggio di sole. Chiacchieriamo e poi piangiamo di gioia e malinconia perché oggi vado via da san francisco (all’inizio ero a roma, e loro a SF non ci sono mai stati, ma insomma fa niente sennò perdo il filo) e finiscono i nostri giorni di felice convivenza… a SF.
Insomma miscuglio, mi sveglio e vado alla biblioteca di piazza Venezia, quella col balcone del duce, tutti zitti zitti perché sennò disturbi, ma il tipo che sembra che s’è lavato col gelato andato a male quello si va bene, va bene pure l’addetta di sala convinta che se parla lei non scassa la m* perché lei sta lavorando eh… e va bene pure quello col trapano, ma cmq, per fortuna, giusto all’angolo del palazzo del ducetto s’è appena piantato uno di quelli con sax e cappello, che per suonare giusto per le monetine non è male, almeno, non lo si può far stare zitto. Suona la musica de Il Padrino, torna a Surriento, Besame Mucho e altri tormentoni simili, ma la musica, che entra pigra dalle finestre insieme a qualche suono sommesso del traffico, si mescola allo sfogliare dei libri e il cric cric di quelli che camminano sul ballatoio in legno e non è affatto male, da una strana serenità, di quella che ti culla e dice di non preoccuparsi. Mi sento come in fondo al mare mentre guardo onde passarmi sulla testa. Pressione, silenzio, tregua.
Ore 14:53, ora di pranzare in ritardo, chissà cosa sogno stanotte.

PAROLA DEL GIORNO (br): sm acalanto (ninnananna)

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