Con la discesa da Dalat verso Mũi Né mi sono definitavemente conto di quanto l’Hai Van Pass sia sopravvalutato. Carino, eh, ma scalare Dalat da Nha Trang e poi correre di nuovo a valle verso sud è ad un altro livello. Tutta colpa del Top Gear Special.
A Dalat non ho potuto fare un granché a parte rifugiarmi in montagna contro il tifone, che nel frattempo è arrivato a Nha Trang. Quando è passato sopra Dalat, Venerdì notte, ero a letto, da solo nella camerata da quattro a guardare la seconda stagione di Stranger Things. Non fa una piega.
L’ostello a Dalat è praticamente occupato dagli amici del bartender. Gli pago le birre che prendo dal frigo mentre lui gioca al computer. Abbiamo passato un po’ di tempo insieme e devo dire che si sono davvero riforniti preparati per stare al chiuso, al riparo dal tifone. Sono ragazzi.
Ma scopriamo cos’è successo a chi ha invece deciso di partire…
I had the craziest ride of my life yesterday! Slid, in the mud, hit a falling tree on the road, got chased by dogs when I was struggling to get out of the branches… rode along a pass in dark through pouring rain, then also had a road with potholes to half a meter deep, drove over a crippling bridge… with loose and missing planks… nobody on the road and I damn f*cking enjoyed it like never before!!!
It was fun singing om my moterbike in the pouring rain in the dark, and no one hearing you. Damn, when I saw that tree suddenly in front of me, I was like riding 40, had to hit the brakes hard, managed to keep the bike straight but still slammed full on in the branches…
I’m ok though, but the more i think of it, the more i loved it! Haha— Chistophe
L’unica cosa che ho visto di Dalat sono state le cascate di Pongour, a 50 km di distanza, quando avevo già lasciato la città. A dir la verità, avevo voglia solo di arrivare al mare e spaparanzarmi al Sole, ma dopo tutta questa strada e giorni passati in ostello almeno una cosa dovevo vederla! Snobbo le cascate dell’Elefante, che mi sembrano piuttosto normali e arrivo a quelle di Pongour, dove l’acqua batte su una serie di massi neri a gradoni.
Dopo nemmeno un’ora sono di nuovo in strada. Scavalco la montagna e un paesaggio spettacolare si apre davanti a me, vasto, pesante e carico di pioggia. Ah, Dalat, quanti regali che mi fai…
Mentre scatto alcune fotografie, incontro un paio di altri backpacker in moto, appena comprata a Saigon e scopro che le moto costano molto di più che ad Hanoi, dove l’ho comprata io. Honda Kerouac, verrai dovutamente ceduta a caro prezzo.
La moto però adesso è ancora mia. Comincio la discesa tutte curve e gioco a fare il rally, supero furgoncini e bus (cosa da fare comunque, a meno che non vi piaccia respirarne gli scarichi, subirne la polvere e rischiare di essere colpiti da un sasso scalciato dai copertoni).
La moto va che è una belva. La velocità è comunque relativa… con tutte queste curve, a parte qualche sporadico rettilineo, non si può andare nemmeno a 40 all’ora.
Arrivo a valle dopo forse un paio d’ore di guida spavalda ed eccitante. Mi lascio le montagne sullo sfondo mentre attraverso la pianura. Le indico e scandisco fieramente « montagne, siete state conquistate. ».
È la stanchezza.
Incrocio Jimm e Isabelle, che il giro se lo stanno facendo in bicicletta! Un po’ li invidio per il non avere il rumore della moto tutto il tempo, ma quando li vedo paonazzi e sudati ci ripenso.
« Ci vediamo a Mui Ne » Gli dico.
Do gas, me li perdo alle spalle e, si… un po’ m’è piaciuto.
CANZONE DEL GIORNO: Booker T – Time is tight