Vientiane (mercato serale e un temporale)

Quando sono atterrato, stamattina, avevo la convinzione che il Laos fosse super-economico, tipo “stanza singola a un euro“ Bolivia-economico. Nope. La paga media nel Paese è di circa 1€ al giorno, il che potrebbe essere vero in campagna, ma in città i prezzi sono relativamente altri.

Dall’aeroporto bisogna prendere il taxi. Non ci sono navette o circolari e il tassinaro vuole 5€ (56.000 kip) per i tre chilometri che mi separano dal centro.
« Air con! Air con! » mi ripete, alché gli dico che per me può anche tenera spenta. Come sono ingenuo. Tiro fino a 4€ poi monto su.

Il cambio è quasi 10.000 kip per 1€, il che rende facile farsi un’idea dei prezzi.

Ho un paio di ostelli sulla mappa, ma preferisco girare e lasciarmi ispirare dagli ingressi. Ci due ragazze occidentali ad un chiosco, le chiedo se possono consigliarmi un posto dove stare. Una terza ragazza nel mezzo mi chiede di ripetere, ma penso che sia la tipa del chiosco (e questo perché lei è asiatica) e dirotto bruscamente sulle due ragazze. Mi basta un attimo per capire che sono tutte insieme ed io un cafone razzista. Mi allontano borbottando tra me e me « ma che figura di meeeerda ». Ho ancora da imparare.

Insomma, sono le 2 del pomeriggio, ho uno zaino da forse 8 chili sulle spalle, fa un caldo della madonna ed ho appena scoperto di essere razzista. A questo punto mi va bene qualsiasi posto. L’ostello, Dream Home Hostel 2, è il tipico dormitorio per i vent’enni che sono alcolizzati, ma ancora non lo sanno. Su un foglio appeso al muro c’è scritto “Vodka gratis dalle 8p alle 10p”.

Prendo un letto in camerata da quattro senza finestra. Dentro c’è una puzza di piedi che nemmeno al bowling ed una coppia di viaggiatori che sta disfando le valigie. Che la puzza venga dai muri?

« ciao! di dove siete? »
« Monaco (di Baveria) »

Merda. Ok… io ci ho vissuto tre anni a Monaco, ma ne odiai il provincialismo tipico degli ottusi già dopo una manciata mesi.
Ci raccontiamo come siamo arrivati: loro in treno (bellissimo, a quanto pare, ed economico — tipo 3 €), io in aereo. Poi continuo…

« in fondo mi è convenuto l’aereo… a Berlino, al check-in per il volo per la Thailandia ho rischiato di non imbarcarmi! il mio volo di ritorno è tra due mesi e il timbro per la Thailandia vale 30 giorni. Insomma il volo per Vientane mi è servito per dimostrare che sarei restato nel Paese entro i limiti »

Il monacese scuote la testa.
« ma noi anche senza non abbiamo avuto problemi, eh »

Ci pensa un attimo. « ah, ma tu sei italiano, no? noi col passaporto tedesco, si, beh… il nostro è il migliore al mondo »

« mhh.. si, è quello che da accesso al maggior numero di Paesi » concordo diplomaticamente.

« si, si… il passaporto tedesco è il top! l’italiano va bene… ma il tedesco è il massimo. »

Lo interrompo, scendo in reception e mi faccio cambiare stanza, perché in quella da cui sono appena scappato c’è qualcosa di più fetido della puzza di piedi… e questo detto da un neo-razzista.

Nella nuova stanza incontro un’altra backpacker, ma simpatica. Sta facendo un giro in Asia prima prima di iniziare il Working Visa in Australia. Anche lei è appena arrivata e siamo entrambi allo stremo delle forze. Lei vuole dormire un’oretta, così le chiedo se per favore sveglia anche me. « ma certo! » Solo che lei è un po’ come un sacco di mie amiche, di quelle che spengono la sveglia e continuano a dormire… dopo 3 ore e mezza, mi sveglio rilassato e anche un bel po’ rintronato, ma mi ci voleva proprio una bella dormita.

Il meteo da brutto tempo tutta la notte, ma ci vuole ancora un’ora prima che cominci a piovere. Invito la tipa a farci un giro al mercato serale lungo il fiume Mekong.

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Passeggiamo lungo le bancarelle. Borse, vestiti e gadget di dubbia qualità, ma a quest’ora non c’è molto altro da fare se non bere o mangiare. Peraltro la pioggia incombe e l’aria è già piena di elettricità.

Abbiamo giusto il tempo di entrare in un ristorante che inizia a piovere a dirotto. L’ingresso è completamente aperto, tipo veranda, ma i ventilatori a muro tengono l’odore della pioggia fuori dal locale. In sottofondo sento comunque il rumore delle gocce che battono sul tendone e sulla strada e dei tuoni. Respiro a fondo e rivivo quella sensazione unica che si ha solo sotto un temporale o un cielo stellato. Fa ancora caldo e adesso umido come non mai, ma sono perfino contento di essere sudato e appiccicoso.

Beviamo un paio di Beer Lao (buona, ma fa venire il mal di pancia) e chiacchieriamo del più e del meno. Lei è scozzese, la “i” lei la pronuncia come una “e” e non riesco a starle dietro. Mi dice qualcosa sui kellin’ felds in Cambodia (killing fields / i campi dove i cambogiani s’ammazzavano a vicenda) e di questo o quel ‘fleit’ (flight / volo) da qualche parte nel Continente. Costringo la poverina a ripetere tutto almeno due volte.

Passiamo così il tempo e riusciamo anche ad ignorare il tizio al basso che canta Bob Marley (ma perché??), ma ormai è ora di affrontare l’acquazzone. Io poi ho la Canon da tenere all’asciutto. Avvolto la borsa nella cerata e camminiamo entrambi sotto la pioggia con le facce da scemi. Non ho mai capito come questo aiuti contro la pioggia.

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CANZONE DEL GIORNO: Redemption Song – Bob Marley

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