Vientiane (Templi, mercato e lallero)

Stamattina ho prelevato con la Visa*, il che significa che non me l’hanno bloccata all’istante come fanno di solito… almeno per ora.
100€ sono diventati qualcosa come 1.000.000 di kip laotiani.
Sono ufficialmente milionario.

La zona ovest di Vientiane mi aveva un po’ deluso …voglio dire, qualcosina c’è, ma niente di eccezionale, anzi. Forse perché ero troppo concentrato nel voler fare foto fighe e la luce forte del mattino è la peggiore per gran parte degli scatti. Si salvano alcune architetture francesi coloniali inghiottite dal verde. Aww.

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Passo per il That Dam (una cosa che lascia totalmente indifferenti) e poi fino ad un centro commerciale fatiscente. Cianfrusaglie cinesi a non finire, cellulari d’imitazione ed un primo piano dedicato alla bigiotteria. La cosa bella di questi ultimi negozi sono le signore che li gestiscono, perché si, per vendere roba del genere bisogna darsi un tono. Sessantenni tirate a lucido, coi capelli perfettamente raccolti, trucco di classe ed un bel materasso buttato dietro al bancone per il pisolino pomeridiano.

La perla però è il mercato diurno, alle spalle del centro commerciale… carne appoggiata sui banconi, calda sotto la cappa di calore dei tendoni che coprono bancarelle e corridoi. Se vendessero le mosche sarebbero milionari (o miliardari, secondo la valuta locale) perché quelle non mancano di certo. Qualcuno le scaccia con un bastone di legno lungo e sottile e due bustine di plastica piene di aria annodate in cima. Una signora ha persino montato il suo bel bastoncino in piedi sopra un motorino da ventilatore, così non deve nemmeno stare a preoccuparsi. Altri non lo fanno a prescindere e lasciano le mosche a decine sopra la carne, a covare le loro belle larve.

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Alcune bancarelle vendono pesce fresco, il che è un aggettivo non da poco per quello che si vede: le bacinelle traboccano d’acqua versata dentro da un tubo da giardino. I peschi non hanno il benché minimo spazio per muoversi e se ne stanno così, schiacciati come sardine (ha ha ha.), a boccheggiare. alcuni sono semplicemente morti e galleggiano a pancia in su. Insomma, ce ne da farsi venire fame… e anche ora di pranzo in fondo, ma col cavolo che mangio lì.
Molte venditrici (la gran parte sono donne) dormono sedute o sdraiate in cima alla bancarella, coi piedi vicino la carne. Qui l’unica via di salvezza è diventare vegani all’istante.

A meno che non volete fare i para-turisti vigliacchi, che fanno colazione allo Starbucks, questo posto è da mettere in cima a quelli da visitare a Vientiane, perché sporco, vivo e volgare.

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Esco dal mercato e cerco un posto per mangiare. Metto un piede nel fango, ma ormai, con quello che ho visto prima, la soglia dello schifo è molto più in alto. Rido, mi infilo in una bettola e mangio riso con pollo. A parte me, qui tutti bevono Pepsi.
Sono un po’ stanco e appiccicoso di sudore, ma davvero, una doccia risolverebbe il problema per tipo mezz’ora. Perdo un’oretta a ritoccare le foto e riposarmi e comincio il giro dei templi.

Carino il Wat Si Muang, spettacolare il Wat Sok Pa Luang. Ho chiacchierato con uno Studente, Souliya. Domani torno al Tempio, dice che me lo fa visitare e che c’è un corso di meditazione alle 3p (ogni sabato). Adesso però mi sono un po’ rotto di scrivere, quindi ecco una foto dell’unico vero grande oggetto di divinazione, il ventilatore, e buonanotte.

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CANZONE DEL GIORNO: Gold Panda – We work Nights

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