Zuppetta pugliese

Io nella zuppetta ci metto prima il pane, poi il parmigiano, che s’infila nel pane, la carne a straccetti e infine caciocavallo, mozzarella fresca e appassita. C’è chi la cucina anche durante l’anno, ma io no. Io aspetto. Eh sì, sennò perde tutta la poesia.

– Mamma

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Tu pensi che la realtà sia qualcosa di oggettivo, di esterno, qualcosa che abbia un’esistenza autonoma. Credi anche che la natura della realtà sia di per se stessa evidente. Quando inganni te stesso e pensi di vedere qualcosa, tu presumi che tutti gli altri vedano quello che vedi tu. Ma io ti dico, Winston, che la realtà non è qualcosa di esterno, la realtà esiste solo nella tua mente, in nessun altro luogo.

― O’Brein (Orwell, 1984)

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The aspects of things that are most important for us are hidden because of their simplicity and familiarity.

― Ludwig Wittgenstein

Educazione europea

Das Leben ist hart, aber eines der schönsten.

– Luther Matthäus

Si ragionava sul fatto che i polacchi sono timidi mentre i tedeschi sono… distanti.
«Distanti?»
«Uh, forse non proprio distanti… sono inibiti, ecco.
Prendi un bambino tedesco: inciampa, cade e si mette a piangere. I genitori non battono mica ciglio: si fermano, lo guardano inespressivi e gli fanno “beh, e allora?”

Le emozioni di un bambino non hanno la complessità di quelle di un adulto. Possono essere euforici o, appunto, disperati. In quel momento il bambino è travolto dall’emozione che segue il dolore, ma quando cerca conforto trova solo un volto inespressivo: il bimbo cresce inibito, pensa che quella sensazione, la coscienza delle proprie emozioni, sia qualcosa da reprimere.

Adesso, per dire, prendi un bambino italiano. Appena le ginocchia vanno a terra una madre sconvolta che nemmeno la Anna Magnani di Roma città aperta si getta in lacrime sul pargolo, lo strattona implorandolo di dirle che sta bene. “Oh, tesoro della mamma, cosa, ma cosa ti sei fatto?! sanguini? Oh, tesoro della mamma, hai stracciato i pantaloni che ti ho appena comprato, ma io ti straccio la faccia. Che è stato? Ti sei dimenticato come si cammina? Mannaggia a’ miseria!”.
Infine, come se nulla fosse appena accaduto, la mamma ricompone il colletto del figlioletto e gli promette coccole, cioccolata ed un cerotto dell’uomo ragno.»

Noi italiani allora cresciamo schizofrenici. Gesticoliamo, ci alteriamo, siamo passionali, eccitati e disperati. Petrolini, Totò, Benigni e D’Annunzio.

Ci sono un tedesco ed un italiano in un bar, e il tedesco…

niente, il tedesco non dice niente.

Fine della storiella.

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Quando ero uno scolaretto e stavo per comprarmi un coltello nuovo, non riuscivo a decidere quale fosse il più bello della vetrina e non pensavo che nessuno di quelli disponibili fosse bello abbastanza e così la scelta l’ho fatta a malincuore. Ma, quando ho studiato il mio acquisto a casa, dove non c’era la concorrenza di nessuna altra altra lama scintillante, sono rimasto sorpreso della sua bellezza.

– Mark Twain (in questa Italia che non capisco, 1869)

Toc Toc, Ist die Polizei

Toc toc
Non è nessuno, continua a dormire.
Toc toc
«Ist die Polizei.»
Ah, cazzo, lo sapevo. Nemmeno cinque minuti prima qualcuno aveva suonato il citofono e poi cominciato a parlare di Wohnung (‘abitazione’). «Wohnung questo, bla bla bla, Wohnung quello…» Una mia coinquilina faceva domande su domande e ad ogni risposta dei poliziotti annuiva bassa, insoddisfatta. Lei mi vuole fuori di qui e intendo adesso adesso adesso.

Toc toc
«Yo…»
Mi tolgo la fascia dagli occhi (che qui d’estate fa giorno alle quattro) e due poliziotti con tanto di walkie-talkie, pistole e spray al peperoncino entrano nella mia stanza. Io sono ancora sotto le coperte, li guardo sottosopra oltre la testata del letto.
«Eh, guten Tag…» Gli faccio io in onore dell’assurdo. Mi stropiccio la faccia e continuo in tedescoide. «è la prima volta che vengo svegliato dalla polizia»
«l’affittuaria ci ha chiamato»
«sì, sì…» mi metto in piedi, sono in mutande. «andiamo in cucina.»
Mi siedo al tavolo, ma ho la bocca impastata. Maledetta vodka, ieri l’ho bevuta in tutte le salse… col mate, con la redbull, shottino e adesso non ho più saliva. Mi alzo di nuovo e mi riempio un bicchiere d’acqua.
«Sono uscito ieri sera… ho fatto un po’ tardi.»
I poliziotti annuiscono.
«Allora?» Riesco finalmente a chiedere.
«Sì, l’affittuaria ci ha chiamato, ha detto che lei è aggressivo»
«aggressivo?» No, poliziotti, l’affittuaria (come la chiamate voi, tanto per ricordarmi che non ho un contratto di locazione) non mi ha mai visto aggressivo… si sarebbe accorta della differenza.
«Non l’ho toccata nemmeno con un dito…» Rispondo io.
Bevo un altro sorso d’acqua.
«Vedete… l’affittuaria ha un Disturbo Post-Traumatico da Stress Complesso. Da quando vivo qui l’ho vista farsi ricoverare in ospedale due volte. Prende psicofarmaci, non lavora da due anni… un mese fa era in camera che fissava il muro e piangeva.»
I poliziotti annuiscono, le mani si staccano dai fianchi e le braccia si rilassano.
«oh… sì, vivo anch’io in condivisione» Dice uno dei due.
Anche l’altro poliziotto interviene «ed è così difficile trovare casa a Berlino!»
«ed io la sto cercando, eh, ma… adesso vivo qui, che faccio? non me ne posso andare in ostello perché la… come dite? l’affittuaria ha deciso che mi odia»
Uno dei due poliziotti va dal lei nell’altra stanza. L’altro resta con me, mi chiede da dove vengo, mi dice lui è della Turchia. «Quando ci chiamano… dobbiamo venire» Fa come per scusarsi. Il collega ritorna in cucina, salutano e se ne vanno. Peccato, proprio adesso che stavamo per fare amicizia.

Mi siedo e cerco di capire come siamo arrivati a questo punto. L’affittuaria è una tipa con ovvi problemi relazionali. Ha quarant’anni e pesa quaranta chili ed ha un gatto che si chiama Gatto… sì, Gatto, come se io chiamassi mio figlio Figlio. In realtà ‘gatto’ in tedesco significa anche ‘sbornia’, il che da una connotazione più figa al nome, nonché attinente al mio risveglio, ma giacché lei adesso mi stai irrimediabilmente sulle palle allora odio pure il suo gatto Gatto.

Adesso che ci penso è iniziato tutto per colpa sua. Anni fa un ciccio maldestro lo ha calpestato un paio di volte, così adesso Gatto si acquatta ogni volta che incrocia qualcuno, aspetta fino all’ultimo momento e poi corre via a rintanarsi. Insomma Gatto sta messo peggio della padrona, il che ha dell’incredibile. Se Gatto non avesse bisogno di andare in cucina per bere o mangiare non lo vedrei mai, starebbe tutto il tempo chiuso in camera con la padrona che la riempe di fumo di canna. Uno studio afferma che gli animali domestici adattano il loro stile di vita con quello dei padroni raggiungendo una sorta di simbiosi. Insomma, la follia del quadrupede è un riflesso di quella del bipede.

Le cose, nonostante tutto, sono andate relativamente bene fino ad un paio di settimane fa, quando una discussione sui piatti sporchi è inspiegabilmente degenerata in teorie gender e discriminazioni razziali.
«i piatti sono sporchi, li laviamo?»
«tu sei un maschio cis-gender, mi tratti male perché sono una donna di colore».
Lei non è di colore, voleva dire Curda, ma forse suona più da vittima dirsi di colore. L’avrei fatta nera di schiaffi.

«dobbiamo parlare» Le dico, ma lei non vuole parlare, sempre che questo abbia un residuo di senso. Lei voleva solo che la polizia mi buttasse fuori a randellate. Lei esce di casa e così faccio io. Poco sonno, troppo alcool, troppa agitazione. M’infilo in palestra e in 35 minuti faccio 2 km di corsa, 150 Wall ball e 75 Toes-to-Bar. Allo scadere del tempo mi accascio a terra e disegno il mio profilo col sudore. Sono così cotto che ormai non penso più a nulla… seeee, col piffero, porco il clero, la frigida depressa merita di cadere dalle scale con le mani in tasca.

Esco dalla palestra e prendo uno schwarma in una bettola nei dintorni di Boxhagener platz. L’omino al bancone mi chiede da dove vengo.
«Italien»
«Ah, allora parlo l’italiano…»
Io sgrano gli occhi.
«Io vissuto a Roma, Venedig… oh, Venezia… Paduva»
«Ma dai, anch’io vivevo a Roma! Che facevi?»
«A Venezia, oh, Ca’ D’oro… restaurante di lusso, eh»
«E a Roma?»
«A Roma… Ali Babà»
«Alì B… Quello nel piazzale dei bus? Quello grande?»
«Sì!»
«ma io ci andavo sempre da Ali Babà!»
Lui ride contento e mi offre un bicchiere di tè (nero, con la salvia in infusione.)
«Italia, uh… giù» Stende la mano e la fa scivolare nell’aria. «Germania, soldi, soldì però…» Alza un indice nell’aria, poi prende a contare con le dita «clima, persone, lingua… uhhhh, no bene»
Bevo un altro sorso del suo tè squisito.
«Sono d’accordo, amico mio, sono d’accordo.»

CANZONE DEL GIORNO: Toto Cutugno – L’Italiano

Giovedì Santo

You never, never trust the people that you love!

– Tuco Salamanca (Breaking Bad S2E2)

Forse l’ho solo sognato.
così penso,
così spero,
ma il preservativo è sul pavimento.
cazzo.

Cancella le tracce,
raccogli i vestiti,
e butta quel cazzo di preservativo;
la lista delle cose da fare questa mattina.
buongiorno.

Forse non fatto quello
che so d’aver fatto,
forse è come quella volta che da bambino
ho sognato di svegliarmi
e poi mi sono svegliato ancora.

Basta!
Basta!
però
che corpicino…
e quanta cura, quant’esercizio!

Vorrei solo che non mi chiamasse.
fallo al più presto,
mio dolce agnellino,
mi chiamerò maldestro
che è pur sempre meglio di stronzo.

Una mosca si dispera
contro un muro di vetro.
Io resto immobile a guardarla
e invece di aprirle la finestra
resto seduto, e mi assolvo con la poesia.

 
PAROLA DEL GIORNO: Eudemonismo (dottrina che assume la felicità come principio e fondamento della vita morale)

The New Love

In the kitchens of love, after all, vice is like the pepper in a good sauce; it brings out the flavour, it’s indispensable.

– Louis-Ferdinand Céline (Journey to the End of the Night, 1932)

I met this girl. We kissed and as if it was the obvious thing to do soon we did all the rest. It wouldn’t know how to describe her though. Sometimes she was blonde, then brunette, then blonde again. She also had dozen of names… you get the point.

We kissed and while doing so she gave a perky moan. He’s a good kisser, she might have thought, it is promising. A good and tasteless kiss. Not the pungency of desire, nor the salt of passion, just a proper one, as in the unwritten textbook of the good lover.

I guess this is how kisses taste like when you become an adult and nothing is much of a surprise anymore, for everything has been already tried once before. Maybe this is the way for the soul to find some sort of peace, and yet so awfully ordinary.
Faded, as a thousand years old masterpiece.

SONG OF THE DAY: O Mundo é um Moinho, Cazuza

banh mi joint

I’m not quite sure I should call this a dinner… I guess it was the one I had at sunset? Anyway I was hungry again and decided for a Bánh mì, the vietnamese sandwich with beef, cucumber, carrots and garlic sauce.
The girl that served it to me now sits with a hand on her forehead and eyes. Maybe she’s making some math in her head, or she’s just tired. The hand moves and we make a brief eye contact. I look away and observe the rest of the scene. On the other side of the room, a fatty little girl is staring at her smartphone.
With my eyes I go back to the first girl. Actually there’s another one sat at her table. She’s eating a passion fruit juice with a spoon, dipping the spoon flat on the surface of her drink, so to fill it with pulp and no seeds. I don’t like passion fruit seeds either.
A young guy shows up. He says something that gets completely ignored, so he sits at the table and checks his tablet.
In the middle of the scene, an altar placed on the floor is blinking like a christmas tree. It is supposed to bring good luck, so they say.
A second altar is placed on top of the backdoor, a full-figure of a person in state of bliss with a multitude of LED rays of light running from behind his head.

This place has no quality.

The young guy stands up and disappear behind the backdoor. The little girl is still trying to eat the pulp of her juice. I press the cigarette butt against the empty plate and I leave without saying goodbye.

 
WORD OF THE DAY: Brazen (bold and without shame)