LXXXV

Da un paio di settimane a questa parte, durante il mio primo viaggio in Sri Lanka, ho provato a scrivere dei posti che ho visitato, delle cose che ho visto. Gran parte di questo materiale, un po’ per mancanza di tempo, un po’ per mancanza di voglia, è morto in una bozza.

Spesso, quando ammiravo un paesaggio o la natura incredibile di quest’isola, mi sono tornati in mente i versi di una poesia di Tagore, LXXXV.

Chi sei tu, lettore, che leggerai le mie poesie
tra cento anni?
Non posso mandarti un solo fiore di questa ricca primavera,
né darti un solo raggio d’oro delle nuvole
che mi sovrastano.
Apri le tue porte, guardati intorno.
Nel tuo giardino in fiore cogli i fragranti ricordi
dei fiori sbocciati cento anni fa.
Nella gioia del tuo cuore che tu possa sentire
la vivente gioia che cantò, in un mattino di primavera,
mandando la sua voce lieta, attraverso cento anni.

E niente, mi andava di condividerli.

Scrivi da ubriaco, correggi da sobrio

La chimica è l’arte di separare, pesare e distinguere: sono tre esercizi utili anche a chi si accinge a descrivere fatti o a dare corpo alla propria fantasia.

 

Primo Levi (L‘altrui mestiere, 1985)

C’era qualcosa che volevo scrivere, ma non la ricordo più, l’ho persa. Dicono che quando accade è perché si stava per dire una bugia, come se la mente operasse una sua forma di rifiuto contro una cattiva abitudine.

La voglia di scrivere, l’ispirazione, mi coglie sempre nei momenti più imprevisti ed inopportuni, come un’erezione in un ascensore affollato. Allora ho l’istinto di prendere il telefono e scrivere per ore. Scrivo nei club, nei bagni dei bar, insomma in tutti i posti dove vado ad ubriacarmi. Il nesso è ovvio, ma sono troppo sobrio adesso per trovare le parole giuste per spiegarmi.

Truth

I was determined to have done with conjecture and discover the truth, even if, a I imagined it would, the truth proved incomprehensible.

– Stanisław Lem (Solaris, 1961)

P.S. La traduzione Mondadori (edizione “Omnibus” del 2003) è terribile: “Volevo smetterla con le supposizioni e conoscere la verità, ma non riuscivo a figurarmi come fare.”

Eh??

La traduzione letterale è già migliore: “Ero deciso a farla finita con le congetture e a scoprire la verità, anche se, come immaginavo, la verità si rivelò incomprensibile.”

Sally Bowles

«Ti secca se mi stendo un po’ sul tuo divano, gioia mia?» Domandò Sally, appena fummo soli.
«No, certo.»
Si tolse il cappello, sollevò le gambe e le posò sui cuscini. Ai piedi aveva un paio di scarpette di velluto: poi aprì la borsa e cominciò a darsi la cipria: «Sono superarcistanca. Stanotte non ho chiuso occhio. Ho un nuovo amante, è un uomo favoloso.»
Cominciai a versare il tè. Sally mi lanciò un’occhiata furtiva.
«Ti scandalizza come parlo, Christopher, gioia?»
«Nemmeno un po’»
«Ma non ti piace eh?»
«Non mi riguarda»
Le porsi la sua tazza di tè.
«Oh, santa paletta!» Esclamò Sally. «Non metterti a fare l’inglese con me! Quello che pensi ti riguarda eccome!»
«Allora, se proprio ci tieni a saperlo, diciamo che trovo l’argomento piuttosto noioso.»
Questo la irritò al di là delle mie intenzioni. Cambiò tono e disse, fredda: «credevo che mi avresti capita.» Sospirò. «Ma dimenticavo… che sei un uomo.»
«Scusami, Sally. Non è colpa mia se sono un uomo, ti pare? Comunque, per favore, non essere arrabbiata con me. Volevo soltanto dire che secondo me ti esprimi in quel modo per nervosismo. Di tuo, saresti molto timida con la gente che non conosci, per cui hai trovato questo stratagemma e provochi l’altro perché ti accetti o ti rifiuti subito, senza vie di mezzo. Lo so perché anch’io reagisco così, a volte… ma vorrei che con me lasciassi perdere, perché con me non attacca e mi metti solo in imbarazzo. Se anche tu andassi con tutti gli uomini di Berlino e ogni volta, dopo, venissi a raccontarmelo, non riusciresti a convincermi che sei una dame aux camélias perché, diciamolo chiaro e tondo, non lo sei!»
«Già… forse no.» Sally aveva parlato con voce cauta, impersonale. Quella conversazione cominciava a piacerle. Forse ero riuscito a adularla in un modo nuovo. «E allora cosa sono esattamente Christopher, gioia mia?»

 

– Christopher Isherwood (Addio a Berlino – Sally Bowles, 1939)

Univerbazione

L’univerbazione è il processo che nella grafia unisce due parole, in origine separate, in un’unica parola:

pomo d’oro > pomodoro
franco bollo > francobollo

Può comportare il raddoppiamento sintattico della consonante iniziale del secondo elemento:

sopra + tutto > soprattutto

Spesso la grafia separata e quella univerbata convivono nell’uso contemporaneo:

innanzi tutto > innanzitutto

La tendenza è quella a unire le due parole quando il valore dei singoli elementi non è più percepito in maniera netta e distinta:

non ostante (in origine, participio presente di ostare) > nonostante

Ma, non essendoci una regola generale, per ogni dubbio è necessaria la consultazione del vocabolario.

Nel frattempo, in Germania:

PAROLA DEL GIORNO [DE]: Zusammengehörigkeitsgefühl (sentimento di unione, solidarietà)

Obesity

What changed between 1970s and today is that we became overly sensitive. We want to ignore facts and logic and replace them with feelings and overly sensitive emotions that trigger us, so that we want to sit and say “I know it is the truth, but don’t tell that to me because I just can’t handle that!”, therefore it doesn’t exist.
It is in this fairy tale realm that if we make believe it is not there then we don’t have to face it. Well, I got news for you: you’ll eventually have to face it. The truth is the truth and your feeling don’t matter.

– John Burk