Neukölln Neukölln

A lavoro c’ho questa tizia che me le strarompe. S’ammazza di lavoro, lei, così s’aspetta che facciamo tutti lo stesso. Pause pranzo al computer (risicate), scadenze pazze… che poi questa mette pure zizzania, fa dei casini allucinanti e poi tocca a me mettere tutto a posto. Insomma, diciamo che io ho ragione e lei ha torto, e andiamo avanti.

Ho appena finito una videochiamata con questa che bla bla bla e di nuovo a scassarmele che alla fine spingo la sedia all’indietro e, ok, qui ci vuole una pausa. Lavoro da casa per la metà del tempo, così a sto giro scendo in strada e mi faccio una bella passeggiata verso il chiosco del caffè. Aria fresca e buona, col covid che ha fermato fabbriche, macchine e aeroplani, un bel Sole e pure i passerotti che cinguettano.

Due chiacchiere inutili col tizio del chiosco e qui mi siedo dall’altra parte di un tavolo all’aperto con questa signorona grossissima. Ha i capelli biondi, ma sbiaditi e sfibrati, la pelle del volto rovinata e rossa. Si regge la testa con la mano e tra le dita tiene incastrata una sigaretta. le manca solo una bombola dell’ossigeno e sarebbe perfetta. Io di solito cerco di non notare troppo queste cose, ma qui gioco d’anticipo, perché la signorona è una stronza incredibile.
E infatti, si avvicina una mendicante e comincia la cantilena sugli spiccioli. Io non c’ho voglia di sentirmi tutto il disco, conservo pure un fondo di umanità, e le mollo una bella moneta pesante da un euro. La mendicante, una signora forse della stessa età della stronza, ma magra, rugosa e bruciata dal sole, s’attacca che vuole di più. Uh, me povera io da prego uh eccetera. No vabbé, ti ho mollato un euro, per oggi basta così, dai. La mendicante capisce e si sposta al tavolo alle mie spalle e qui la signorona mi lancia un commento dall’altra parte del tavolo.

Parla in tedesco duro e capisco solo qualche parola, tra cui Odbachlos (senza tetto), Finanzamt (l’ufficio delle tasse e dei sussidi) più qualche altra cagata.
Signora, dico io angelico, desideroso di finire la colazione in pace, avevo un euro… gliel’ho dato. Tutto qui. Ma la signorona non ci sta, rincara la dose, attacca in un rantolo di Ausländer (stranieri, ma nel senso di immigrati) e Ärme (poveri) e di nuovo Finanzamt Finanzamt Finanzamt.

Allora… signora, sto facendo colazione a quattro euro e passa per cornetto e cappuccino, c’ho in mano uno smartphone da cinquecento euro… glielo posso pure dare un euro a questa poveraccia. Non è che quella è diventata povera apposta per romperti le palle. Le dico tutto questo, a parte l’ultima, sperando che la stronza abbia di che riflettere (e di che vergognarsi) per lasciarmi in pace, ma niente… giù di nuovo col Finanzamt, coi sussidi, con gli immigrati di merda, al che ingollo il fondo del cappuccino, mi alzo e me ne vado con questa che ancora sta a parlare.

Ritorno sui miei passi, rintraccio Sole ed uccellini, bisognoso di un po’ di pace prima di ricominciare a ciucciarmi la stronza del lavoro. Sto attraversando un bel viale alberato, di quelli con le panchine, il parco giochi e il limite di trenta chilometri all’ora per le macchine, ma appena che metto il piede giù dal marciapiede mi vedo ‘sto macchinone che mi pianta il muso davanti e inchioda. Passo dall’altra parte e e lui c’ha pure il finestrino abbassato che vuole dirmi qualcosa. Io lo guardo allibito e il tizio mi fa Ah, Du hast keine Bremsen? (non ce li hai i freni?).
Ho già dato fondo alla pazienza con la stronza del bar che non mi va di spiegargli che io sono un pedone e lui è una merda, ma mi ritrovo a corto di parole. Agito la mano e mi limito a mandarlo a fare in culo (ha la macchina, fa presto ad andarci). Gli do le spalle e qui lo sento sbraitarmi da dietro Oh, fuck yooou! con enfasi.

Esplodo.

FUCK ME??? AH!? FUCK ME??? gli mollo un cazzotto sul finestrino semiabbassato che quasi glielo mando in pezzi. Voglio aprire lo sportello e strascinarlo fuori dalla macchina, ma lo sportello è chiuso, e allora giù a dare calci allo sportello. Salto dall’altra parte e gli prendo a cazzotti quella merda di macchina che questa comincia barcollare a destra e sinistra. Gli mollo un cazzotto al finestrino proprio dove c’ha la faccia, perché tu, oggi, paghi per tutti quanti.
ESCI DA QUESTA CAZZO DI MACCHINA!!! ESCI, OH ESCI PER FAVORE CHE TI DEVO AMMAZZARE! Provo l’altro sportello, ma il tipo sta barricato dentro. DU STUCKSCHEIßE HAST KEIN RESPEKT FÜR DIE FUßGÄNGER!!! UH!? Non mi riesce nemmeno di parlare in tedesco, ma col cavolo che gli parlo in italiano, così mischio il crucco con l’inglese. ESCI PORCA MADONNA, ESCI CHE TI DEVO AMMAZZARE! Sbatto entrambe le mani contro la macchina e il tipo dentro va nel pallone e non sa più che fare. FÄHR!!! GUIDA, FIGLIO DI PUTTANA, VATTENE! TI CI ACCARTOCCIO DENTRO A ‘STA MACCHINA DI MERDA, RAUS!!! e giù calci alla macchina. Riesco appena a non colpire il vetro troppo forte, che i finestrini con un pugno buono vanno in frantumi e poi per orgoglio sono costretto a tirarlo fuori dalla tana.
Il tizio fa scattare la macchina in avanti, ma si ferma un paio di metri più avanti, incerto, perché certa gente crede che seguire le regole significhi avere ragione e però anche avere diritto a comportarsi da stronzi.

Atterro un’ultima manata alla macchina, ma il momento è passato, così finisco di attraversare il marciapiede e riprendo a camminare evitando di incrociare lo sguardo dei passanti che si sono fermati a guardare la scena. Cammino spedito fino all’angolo e poi mi ricordo di voler camminare piano, di respirare. Sgombro la mente e mi sento bene… davvero, come se avessi appena mangiato qualcosa di squisito. Libero i polmoni, li ricarico di aria e sono di nuovo calmo. Torno su, mi ripeto alla scrivania e riprendo al giornata di lavoro, sereno. M’ha fatto proprio bene uscire a fare due passi.

Parola del giorno (de): Fußgänger (pedone)