la Saudade

Zucchero. Il dolce è il gusto che per primo piace ai bambini, quando sono abbastanza grandi da riuscire a formulare coscientemente una preferenza; gli altri gusti vengono dopo. Salato, piccante, amaro.. c’è un momento in cui siamo intellettualmente (potenzialmente?) pronti a nuovi sapori.
Anche per le parole è così. Da bambino classificavo tutte le cose come “bello” e “brutto”, tutti gli altri aggettivi sono venuti dopo, quando io ero pronto a percepirli, quando “bello” e “brutto” non mi bastavano più.

Nel dizionario portoghese c’è una parola intraducibile: Saudade. Come per le altre cose, devi passarle accanto nel momento giusto, quando sei pronto per percepirla, assaporarla. Da noi, in italiano intendo, è possibile farla equivalere al pessimismo cosmico Leopardiano, ma sono troppe parole.. non si può tradurre una parola in una frase, è un inganno, una toppa linguistica per non ammettere che la nostra cultura non è pronta a quella parola tanto usata nella poesia come nella musica lusofona.

La saudade è paragonare la ricerca della felicità all’affanno del disgraziato cane intento a rincorrersi la coda. È accorgersi di essere stati felici solo quando tutto è ormai finito.. è un’ironia lunga un’intera vita.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *