Daem Thkov Village

Ci sono una quantità di posti dove dormire a Koh Rong, ognuno con la sua caratteristica unica. Quella di Inn the Village è essere l’unico ostello in un piccolissimo villaggio di pescatori all’estremità est dell’isola, altrimenti abitata nel piccolo centro turistico sviluppatosi attorno al molo del traghetto che collega a Sihanoukville.

Daem Thkov inn the village villaggio koh kong cambodia slum

Ad essere brutalmente onesti, il villaggio è una baraccopoli fatiscente che più si avvicina alla definizione di discarica. I pescatori hanno l’abitudine di trattare il mare come un bidone della spazzatura gettando fuoribordo bottiglie di plastica, reti da pesca strappate, scarpe, circuiti fulminati. La roba che non fa a fondo viene trasportata dalla corrente fino al villaggio, si riversa sulla riva e al di sotto le baracche sospese sull’acqua come palafitte.

Non che mi aspettassi un’atmosfera da resort e quel che vedo è semplicemente la realtà di un popolo poverissimo (anche in un’isola turistica come questa), ma non mi sarei accampato in un posto come questo se fossi stato sulla terraferma.
Questa insomma è stata la mia prima impressione del villaggio di Daem Thkov, tecnicamente corretta, ma anche piuttosto maldestra e superficiale. Il villaggio ha di più da offrire dell’immondizia e di un pugno in faccia.

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Ieri sera, passeggiando* per il villaggio, un tizio ha invitato me e altri due backpacker nella sua baracca in mattone, ma senza elettricità e ci ha offerto da bere. Siamo restati a sorseggiare birra al buio con lui che provava a dirci che si sarebbe trattenuto al villaggio solo per qualche mese per fare un po’ di riparazioni e portare dei soldi a casa, a Phnom Pehn. Non conosceva nessuno e sembrava un po’ solo. La backpacker australiana, Amy, chiacchierando del più e del meno finisce per dirgli che da lei, a Melbourne, le sigarette costano qualcosa come quaranta dollari al pacchetto, roba da scioccare anche me. Il tizio non capisce subito così io converto la cifra in Riel cambogiani (160.000 KHR). Lui dapprima resta stupefatto, poi ride divertito. Qui le sigarette costano tremila Riel.
Quando torniamo all’ostello Rick, il gestore, convince tutti a giocare a werewolf e la serata finisce alla buona.

L’indomani (cioè stamattina) mi sveglio quando è ancora presto (almeno per i miei standard). Faccio una doccia versandomi addosso secchi d’acqua gelata e mi lavo i denti sporto dalla finestra del bungalow.
Non so che fare, ma di certo non ho voglia di sprecare la mattina a ritoccare le foto. Prendo la macchina fotografica e decido di esplorare il villaggio. D’altronde sono venuto qui per questo.

monkey koh rong, cambodia

Passeggio sul molo e mi fermo a giocare con una scimmietta legata alla veranda di una baracca. Poveretta… mi dispiace che debba vivere così, almeno le faccio un po’ di compagnia. La scimmietta mi spulcia le gambe (rendendomi cosciente del mio corpo villoso), si arrampica sui miei vestiti, grida e salta via.

Ok, me la voglio portare a casa.

monkey koh rong cambodia

Gioco con la scimmietta per una mezz’ora, quando una ragazzina mi si avvicina sorridente. Vuole vedere la mia macchina fotografica. Non è insistente, solo interessata. Ci penso un po’ e decido di fidarmi. Le faccio indossare la tracolla e le insegno come scattare una foto. Impara anche qual’è il bottone per visualizzare l’ultimo scatto.
Lei fa la sua prima foto, la rivede nel piccolo schermo della reflex e mi guarda come se nessun bambino al mondo fosse mai stato più felice di lei.

Mi sciolgo.

Little girl Daem Thkov inn the Village villaggio Koh Rong island isola ilha Cambodia Cambogia reflex canon DSLr

smile, you're being recorded koh rong inn the village

Arrivano altri due bambini e il molo si trasforma in una festa. Il più piccolo peserà, non so… dieci chili? Lo sollevo, lo faccio volare e lui grida divertito. Salto, corro, faccio le piroette con lui sulla schiena… un rodeo, poi lo metto giù. Anche l’altra bambina (forse la sorella) vuole essere fatta volare ed io capisco di aver appena commesso un grande, grandissimo errore.

Playgin with kids kid boy flying carrying around Daem Thkov inn the village villaggio koh kong cambodia slum

Giochiamo così per quella che mi sembra un’eternità. Mi diverto un mondo, ma sto sudando come un animale. La prima bambina almeno è ancora presa dalla macchina fotografica e non solo non è interessata ad essere sballonzolata in tutte le direzioni, ma scatta una foto dopo l’altra di me che gioco con gli altri bambini. Insomma, win-win.

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Playing kids kid boy flying carrying around Daem Thkov inn the village villaggio koh kong cambodia slum

Non mi sento più le braccia. I bambini vogliono saltare ancora… e ancora. Gli faccio capire che sono stanco, ma se ne fregano. Per miracolo la scimmietta si rianima e i bambini dirottano il divertimento su di lei.

Playing kids kid boy flying carrying around Daem Thkov inn the village villaggio koh kong cambodia slum monkey scimmia scimmietta

Sono passate ore da quando sono uscito a fare quella che doveva essere una breve passeggiata mattutina, ma adesso che è arrivato il momento di tornare all’ostello non ne ho voglia. Vorrei restare a giocare ancora un po’. Faccio un ritratto alla bambina-fotografa (se potessi l’adotterei a distanza) e mi strappo dalla situazione.

All’ostello racconto della mia mattina. Rick, mi spiega che la bambina-fotografa è figlia di alcuni vietnamiti trapiantati sull’isola e non parla una parola di Khmer. Secondo lui soffre di un disturbo dell’apprendimento, ma non direi, almeno non a giudicare da quanto ci ha messo a imparare a usare la mia macchina fotografica. Mi si spezza il cuore a pensare alla totale mancanza di opportunità che affligge questa gente, non solo i bambini. Man mano che Rick mi parla del villaggio e racconta più storie cerco di immaginare un modo per aiutare concretamente questa gente in modo duraturo, ma non riesco a pensare a niente.

Qui mancano le nozioni base di igiene, l’istruzione e chissà cos’altro. Oltretutto non ho l’impressione che la gente sia molto interessata ad aiutarsi a vicenda, anzi… avverto una diffidenza generalizzata anche tra di loro, un cancro che pensavo fosse un’esclusiva delle nazioni industrializzate e iper-digitalizzate del primo mondo.

Daem Thkov inn the village villaggio koh kong cambodia slum fishes fish cage vasca pesci

La Cambogia sta ancora rimarginando le profonde ferite inflitte dalla dittatura Khmer, finita solo negli anni settanta e così recente che i processi per crimini contro l’umanità sono ancora in corso. Proprio in questi giorni è arrivata la notizia che il primo ministro cambogiano (in carica da più di trent’anni) ha ordinato la dissoluzione del partito di opposizione, colpevole di essere diventato troppo popolare.

Più passa il tempo più mi convinco quanto l’inglese come lingua internazionale sia un patrimonio dell’umanità. Il primo passo per ogni processo di emancipazione passa per la consapevolezza della propria condizione e il contatto con realtà diverse non può che favorirlo.

Lo sapeva bene Pol Pot.

FRASE DEL GIORNO: មានម្នកណាចេះភាសាអង់គ្លេសទេ ?