ciao

È il saluto la cosa che mi uccide… dover salutare una persona con la quale non c’è una vera comunicazione, di doverci mangiare insieme in silenzio, mentre la tv a tutto volume la camuffa. Dico, quando t’imponi di ignorare una situazione anormale, a furia di costringere il cervello a non reagire, lui alla fine lo fa di suo, finisce per credere, per una sorta di coerenza che ormai è falsata e astratta, che questa cosa sia normale, ‘deve’ esserlo. Ma il corpo no, il corpo sa tutto, non ti permette di partire per la tangente. Se ci riesci diventa vendicativo, ti fa palpitare, tremare, sbiancare in volto, fa reagire la pelle. Come un pianto, ma molto, molto più forte, più subdolo, più profondo.

Questo, credo, sia il meccanismo per indurre alla schizofrenia, la razionalità cerca sempre di armonizzare le conoscenze, e a partire da quelle di trovarne altre superiori, ma quando le fondamenta della coscienza sono distorte, quando permetti a qualcosa di anormale, di ingiusto nei confronti di te stesso e del corpo, di imporsi come una realtà, allora tutte le altre realtà ed esperienze si devono riordinare di conseguenza, devono trovare una nuova coerenza per inglobare l’anormale, e nasce la follia.
Quando dico ciao a mio padre io sono pazzo. Quando ci mettiamo a tavola e stiamo li senza parlare per tutto il pasto, io sono pazzo. Riesco ancora a rendermene conto, anzi, cerco di fare il modo di ricordarmelo sempre, guai altrimenti. Mio padre invece non può più permettersi alla sua età di rimettere tutto in discussione, e quotidianamente fa una fatica tremenda nel tentativo di convincersi che tutto va bene, che il silenzio va bene, che va bene la solitudine, l’assenza di spontaneità e di desiderio. Mentre io mi sforzo di tenere a mente che tutto questo non è normale, lui muove le sue forze cercando di convincersi del contrario.
Forma e sostanza: « ciao » è la forma, l’assenza di dialogo la è sostanza, o meglio, « ciao » è la forma che ha assunto il nostro silenzio: ci salutiamo e salutandoci ci diciamo addio.

PAROLA DEL GIORNO (br): oi (ciao informale)

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