Cat Ba (baia di Ha Long)

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La baia di Ha Long conta qualcosa come 1600 isole e isolotti. Oggi, il nuovo gruppo all’ostello (si creano spontaneamente, ogni volta che mi sposto in un posto nuovo) ha affittato una barca, ma avevo bisogno di muovermi al mio ritmo, così ho guidato fino al molo di Bến Bèo e fatto portare in barca fino alla stazione galleggiante dei kayak.

« gira attorno all’isola… » mi dice il tipo della stazione « altrimenti ti perderai »

Effettivamente dopo qualche svolta qua e la per la baia è facile perdere l’orientamento. Ci sono davvero tanti, ma tanti isolotti e dopo un po’ sembrano tutti uguali, ma con qualche buon punto di riferimento si riesce a tornare indietro. Purtroppo non ho una borsa impermeabile, per portare la macchina fotografica con me. C’è comunque abbastanza materiale su internet per farsene un’idea:

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Ci sono case galleggianti un po’ dappertutto e su ognuna almeno un paio di cani, che abbaiano ogni volta che mi avvicino con il kayak.

Una donna esce dalla sua bella baracca. Le gesticolo che voglio mangiare e lei dice di proseguire. Alla terza baracca trovo chi mi cucine degli instant noodles che sono abbastanza schifosi, ma riempiono la pancia. Qualsiasi interazione (servire il cibo, passarmi il conto, propormi un caffè) è accompagnata da una parola sola, ripetuta un qualcosa come 100 volte in mezz’ora: « okay ».

Il tipo mi serve del té « okay? ». Lo rifiuto e lui di tutta risposta mi porta della vodka « okay? ».
Okay.

Mi riposo un attimo, poi mi rimetto sul kayak. Nel frattempo si sono fatte circa le 2p e c’è una bonaccia perfetta per pagaiare senza troppo sforzo. In gran parte delle baracche galleggianti la gente schiaccia un pisolino, pure i cani dormono e mi lasciano stare. Non sono poi questo grande sistema di sicurezza dopotutto.

Molte chiatte hanno un numero di vasche di rete che sembrano vuote. Su una in particolare un ragazzo ci butta butta palate di piccoli pesci e l’acqua che fino ad un momento fa era immobile diventa un delirio di grossi pesci scuri che si dimenano per accaparrarsi la loro porzione.

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Gli isolotti sono quasi tutti a strapiombo sul mare, ma ne trovo uno abbordabile. Attracco con il kayak, e decido di esplorarlo. A quanto pare non sono il primo a farlo… la vegetazione è stata tagliata e stretta per ricavarci un passaggio. Arrivo in un piccolo spiazzo con una serie di scatole di legno rialzate su dei paletti. Su ognuna di loro c’è un pezzo di lamiera a mo’ di coperchio con su una pietra.

Penso di tutto… api, serpenti, minuscoli alieni con sette zampe… ne apro una. Milioni di formiche ne escono fuori impazzite e dentro è uno schifo indicibile fatto di piccole larve bianche.
Quest’isola è un pacco.

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Ritorno sul kayak, mi ci sdraio sopra e mi faccio cullare per un po’ dalle onde. Cavolo, è già ora di tornare. Dimentico le flip-flops ed in un’ora sono di nuovo al molo.

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Guido in moto fino al centro dell’isola e raggiungo il parco nazionale, ma è troppo tardi per visitarlo (la storia della mia vita). Sulla strada del ritorno do un passaggio ad una turista russa un po’ tonta… il sole tramonta tra un’ora e a piedi ne ne avrebbe messo quantomeno il doppio. Insomma torniamo in città insieme , la mollo da qualche parte nella parte alta. Riparto, faccio 100 metri e la moto mi muore. Di già?

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Ho una fame da lupi. Abbandono la moto e mangio un boccone in una bettola con vista. ho appena comincaito a masticare che intravedo il ragazzo che condivide il dormitorio con me, Tim, in sella al suo scooter. Grido il suo nome e per fortuna si ferma. Gli dico della moto, lui che sta andando a vedere il tramonto.
Ok, la moto può aspettare.

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La strada l’ha trovata per caso, cercando di raggiungere il ripetitore. Appena il sole tramonta la luce diventa di un rosa così intenso da riflettersi sulle montagne, sulla nostra pelle, su tutto. Mai vista una cosa così…

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P.S. La moto mi funzia di nuovo

 
CANZONE DEL GIORNO: She’s a maniac (Flashdance)

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