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«Quand’ero in Francia mi sono rotto tutto quanto e ho dovuto fare la chirurgia. Al dottore gliel’ho chiesto… Dottore, questo significa che non potrò ballare la prossima settimana?»
«perché…» Replica il dottore. «lei è un ballerino?»
«Ma no, Dottore!» Esclama lui. «Sono un omosessuale!»
E si mette ad agitare le braccia a tempo di musica.

(così come me l’hanno raccontata)

Neukölln Neukölln

A lavoro c’ho questa tizia che me le strarompe. S’ammazza di lavoro, lei, così s’aspetta che facciamo tutti lo stesso. Pause pranzo al computer (risicate), scadenze pazze… che poi questa mette pure zizzania, fa dei casini allucinanti e poi tocca a me mettere tutto a posto. Insomma, diciamo che io ho ragione e lei ha torto, e andiamo avanti.

Ho appena finito una videochiamata con questa che bla bla bla e di nuovo a scassarmele che alla fine spingo la sedia all’indietro e, ok, qui ci vuole una pausa. Lavoro da casa per la metà del tempo, così a sto giro scendo in strada e mi faccio una bella passeggiata verso il chiosco del caffè. Aria fresca e buona, col covid che ha fermato fabbriche, macchine e aeroplani, un bel Sole e pure i passerotti che cinguettano.

Due chiacchiere inutili col tizio del chiosco e qui mi siedo dall’altra parte di un tavolo all’aperto con questa signorona grossissima. Ha i capelli biondi, ma sbiaditi e sfibrati, la pelle del volto rovinata e rossa. Si regge la testa con la mano e tra le dita tiene incastrata una sigaretta. le manca solo una bombola dell’ossigeno e sarebbe perfetta. Io di solito cerco di non notare troppo queste cose, ma qui gioco d’anticipo, perché la signorona è una stronza incredibile.
E infatti, si avvicina una mendicante e comincia la cantilena sugli spiccioli. Io non c’ho voglia di sentirmi tutto il disco, conservo pure un fondo di umanità, e le mollo una bella moneta pesante da un euro. La mendicante, una signora forse della stessa età della stronza, ma magra, rugosa e bruciata dal sole, s’attacca che vuole di più. Uh, me povera io da prego uh eccetera. No vabbé, ti ho mollato un euro, per oggi basta così, dai. La mendicante capisce e si sposta al tavolo alle mie spalle e qui la signorona mi lancia un commento dall’altra parte del tavolo.

Parla in tedesco duro e capisco solo qualche parola, tra cui Odbachlos (senza tetto), Finanzamt (l’ufficio delle tasse e dei sussidi) più qualche altra cagata.
Signora, dico io angelico, desideroso di finire la colazione in pace, avevo un euro… gliel’ho dato. Tutto qui. Ma la signorona non ci sta, rincara la dose, attacca in un rantolo di Ausländer (stranieri, ma nel senso di immigrati) e Ärme (poveri) e di nuovo Finanzamt Finanzamt Finanzamt.

Allora… signora, sto facendo colazione a quattro euro e passa per cornetto e cappuccino, c’ho in mano uno smartphone da cinquecento euro… glielo posso pure dare un euro a questa poveraccia. Non è che quella è diventata povera apposta per romperti le palle. Le dico tutto questo, a parte l’ultima, sperando che la stronza abbia di che riflettere (e di che vergognarsi) per lasciarmi in pace, ma niente… giù di nuovo col Finanzamt, coi sussidi, con gli immigrati di merda, al che ingollo il fondo del cappuccino, mi alzo e me ne vado con questa che ancora sta a parlare.

Ritorno sui miei passi, rintraccio Sole ed uccellini, bisognoso di un po’ di pace prima di ricominciare a ciucciarmi la stronza del lavoro. Sto attraversando un bel viale alberato, di quelli con le panchine, il parco giochi e il limite di trenta chilometri all’ora per le macchine, ma appena che metto il piede giù dal marciapiede mi vedo ‘sto macchinone che mi pianta il muso davanti e inchioda. Passo dall’altra parte e e lui c’ha pure il finestrino abbassato che vuole dirmi qualcosa. Io lo guardo allibito e il tizio mi fa Ah, Du hast keine Bremsen? (non ce li hai i freni?).
Ho già dato fondo alla pazienza con la stronza del bar che non mi va di spiegargli che io sono un pedone e lui è una merda, ma mi ritrovo a corto di parole. Agito la mano e mi limito a mandarlo a fare in culo (ha la macchina, fa presto ad andarci). Gli do le spalle e qui lo sento sbraitarmi da dietro Oh, fuck yooou! con enfasi.

Esplodo.

FUCK ME??? AH!? FUCK ME??? gli mollo un cazzotto sul finestrino semiabbassato che quasi glielo mando in pezzi. Voglio aprire lo sportello e strascinarlo fuori dalla macchina, ma lo sportello è chiuso, e allora giù a dare calci allo sportello. Salto dall’altra parte e gli prendo a cazzotti quella merda di macchina che questa comincia barcollare a destra e sinistra. Gli mollo un cazzotto al finestrino proprio dove c’ha la faccia, perché tu, oggi, paghi per tutti quanti.
ESCI DA QUESTA CAZZO DI MACCHINA!!! ESCI, OH ESCI PER FAVORE CHE TI DEVO AMMAZZARE! Provo l’altro sportello, ma il tipo sta barricato dentro. DU STUCKSCHEIßE HAST KEIN RESPEKT FÜR DIE FUßGÄNGER!!! UH!? Non mi riesce nemmeno di parlare in tedesco, ma col cavolo che gli parlo in italiano, così mischio il crucco con l’inglese. ESCI PORCA MADONNA, ESCI CHE TI DEVO AMMAZZARE! Sbatto entrambe le mani contro la macchina e il tipo dentro va nel pallone e non sa più che fare. FÄHR!!! GUIDA, FIGLIO DI PUTTANA, VATTENE! TI CI ACCARTOCCIO DENTRO A ‘STA MACCHINA DI MERDA, RAUS!!! e giù calci alla macchina. Riesco appena a non colpire il vetro troppo forte, che i finestrini con un pugno buono vanno in frantumi e poi per orgoglio sono costretto a tirarlo fuori dalla tana.
Il tizio fa scattare la macchina in avanti, ma si ferma un paio di metri più avanti, incerto, perché certa gente crede che seguire le regole significhi avere ragione e però anche avere diritto a comportarsi da stronzi.

Atterro un’ultima manata alla macchina, ma il momento è passato, così finisco di attraversare il marciapiede e riprendo a camminare evitando di incrociare lo sguardo dei passanti che si sono fermati a guardare la scena. Cammino spedito fino all’angolo e poi mi ricordo di voler camminare piano, di respirare. Sgombro la mente e mi sento bene… davvero, come se avessi appena mangiato qualcosa di squisito. Libero i polmoni, li ricarico di aria e sono di nuovo calmo. Torno su, mi ripeto alla scrivania e riprendo al giornata di lavoro, sereno. M’ha fatto proprio bene uscire a fare due passi.

Parola del giorno (de): Fußgänger (pedone)

Warmmiete

«I don’t know if I want to drink tomorrow. I’m going to buy a bottle anyway.»

 
«That’s the spirit.»

 

(A forgotten note on my phone)

Notizie da Berlino. Le droghe sono state ufficiosamente legalizzate. Insieme al calcio, gli appuntamenti on-line e l’alcool, l’argomento è entrato a pieno titolo nelle conversazioni coi colleghi del lavoro.

Che prendi? È roba buona? Mi passi il contatto?

Siamo tutti così stressati ed infelici che l’unica aspirina dotato di efficacia è l’ecstasy, una manciata di ore di rilascio forzato di serotonina prima della settimana lavorativa.
I dipendenti delle start up vengono pagati il minimo per essere tenuti buoni, per non mandare i manager a fanculo o, peggio, perpetrare una carneficina. La loro motivazione, a parte l’affitto da pagare, è alimentata da incontri trimestrali, momenti in cui i C-level lodano l’operato del dipendente di turno: la presa per il culo a base di apprezzamenti verbali e nessuna sostanza nei fatti.
Anche loro, come tutti gli altri, sono stressati fino al midollo, ma quando la macchina sarà rodata, quando la start-up diventerà un’azienda vera e propria, saranno i soli a beneficiarne. Alle loro spalle, a terra, ci sarà una quantità di ex-dipendenti, sparpagliati come alberi abbattuti per realizzare una strada.
Il concetto di benessere ha preso il posto della serenità. La promessa di una fetta della torta, quanto basta per comprarsi qualcosa di invidiabile, è la ragione per la quale adesso viviamo in città congestionate ed inquinate, ci stipiamo nei vagoni della metro per andare a lavoro. Il nemico numero uno è il barbone.
L’idea di base è condurre una vita di merda per guadagnare abbastanza per non condurre più una vita di merda. Se avessi meno vizi avrei anche meno bisogno di soldi e più serenità, ma ormai chi ci pensa più? L’obiettivo di oggi è il monolocale di quaranta metri quadri col balcone, il balcone! Ma davvero hai un balcone? Ma che figata! Puoi fumare sul balcone, mangiare sul balcone, guardare fuori dal balcone.
Da quando il riscaldamento globale ha teletrasportato Berlino nel mediterraneo tutto vogliono la casa col balcone. I proprietari delle case hanno già fiutato l’affare: impongono di installarli per aumentare l’affitto di duecento euro per appartamento, ovviamente senza porre come limite il recupero della spesa. Duecento euro in più al mese per tre metri quadri di casa in più.
Le periferie di Moabit a Lichtenberg cominciano a sembrarmi un po’ meno deprimenti; mi sento già abbastanza depresso da solo.

Sally Bowles

«Ti secca se mi stendo un po’ sul tuo divano, gioia mia?» Domandò Sally, appena fummo soli.
«No, certo.»
Si tolse il cappello, sollevò le gambe e le posò sui cuscini. Ai piedi aveva un paio di scarpette di velluto: poi aprì la borsa e cominciò a darsi la cipria: «Sono superarcistanca. Stanotte non ho chiuso occhio. Ho un nuovo amante, è un uomo favoloso.»
Cominciai a versare il tè. Sally mi lanciò un’occhiata furtiva.
«Ti scandalizza come parlo, Christopher, gioia?»
«Nemmeno un po’»
«Ma non ti piace eh?»
«Non mi riguarda»
Le porsi la sua tazza di tè.
«Oh, santa paletta!» Esclamò Sally. «Non metterti a fare l’inglese con me! Quello che pensi ti riguarda eccome!»
«Allora, se proprio ci tieni a saperlo, diciamo che trovo l’argomento piuttosto noioso.»
Questo la irritò al di là delle mie intenzioni. Cambiò tono e disse, fredda: «credevo che mi avresti capita.» Sospirò. «Ma dimenticavo… che sei un uomo.»
«Scusami, Sally. Non è colpa mia se sono un uomo, ti pare? Comunque, per favore, non essere arrabbiata con me. Volevo soltanto dire che secondo me ti esprimi in quel modo per nervosismo. Di tuo, saresti molto timida con la gente che non conosci, per cui hai trovato questo stratagemma e provochi l’altro perché ti accetti o ti rifiuti subito, senza vie di mezzo. Lo so perché anch’io reagisco così, a volte… ma vorrei che con me lasciassi perdere, perché con me non attacca e mi metti solo in imbarazzo. Se anche tu andassi con tutti gli uomini di Berlino e ogni volta, dopo, venissi a raccontarmelo, non riusciresti a convincermi che sei una dame aux camélias perché, diciamolo chiaro e tondo, non lo sei!»
«Già… forse no.» Sally aveva parlato con voce cauta, impersonale. Quella conversazione cominciava a piacerle. Forse ero riuscito a adularla in un modo nuovo. «E allora cosa sono esattamente Christopher, gioia mia?»

 

– Christopher Isherwood (Addio a Berlino – Sally Bowles, 1939)

dimethyltryptamine

Last week a friend of mine made a connection between DMT, the substance responsible of causing hallucinations on Ayahuasca, and the very same substance allegedly being released into the brain while dreaming.

So fascinating.

« yes, man… » He said « there is a cactus in central america that produce the dream substance. true story ».

– Sascha

I’m a sucker for this kind of things. I also don’t quite like being the one spreading urban myths though, so I decided to look into it…

Dr. Rick Strassman conducted clinical studies of dimethyltryptamine (DMT) inside the human body during the 1990s and hypothesised that it is produced in the pineal gland and released during REM sleep.
The pineal gland, otherwise known by some as ‘the third eye’, is responsible for regulating our sense of time, and is found in practically every vertebrate species.

Neurobiologist Andrew Gallimore (2013) suggested that while DMT might not have a modern neural function, it may have been an ancestral neuro-modulator once secreted in psychedelic concentrations during REM sleep, a function now lost.

Sections of Banisteriopsis caapi vine are macerated and boiled alone or with leaves from any of a number of other plants, including Chacruna or Chaliponga. The resulting brew may contain the powerful psychedelic drug DMT.
The traditional making of Ayahuasca follows a ritual process that requires the user to pick the lower Chacruna leaf at sunrise then say a prayer.

« The guy didn’t have any cash. He’s one of these Satanism freaks. He offered me human blood – said it would make me higher than I’d ever been in my life »

He laughed.

« I thought he was kidding, so I told him I’d just as soon have an ounce or so of pure adrenochrome – or maybe just a fresh adrenalin gland to chew on. »

I could already feel the stuff working on me. The first wave felt like a combination of mescaline and methedrmne.

Maybe I should take a swim, I thought.

«They nailed this guy for child molesting, but he swears he didn’t do it. ‘Why should I fuck with children?’ he says; ‘They’re too small!’ »

He shrugged. 

« Christ, what could I say? Even a goddamn werewolf is entitled to legal counsel… I didn’t dare turn the creep down. He might have picked up a letter-opener and gone after my pineal gland. »

« Why not? » I said.

« He could probably get Melvin Belli for that. »

I nodded, barely able to talk now. My body felt like I’d just been wired into a 220-volt socket.

« Shit, we should get us some of that stuff » I muttered finally. « Just eat a big handful and see what happens. »

« Some of what? »

« Extract of pineal. »

He stared at me.

« Sure, that’s a good idea. One whiff of that shit would turn you into something out of a goddamn medical encyclopedia! Man, your head would swell up like a watermelon, you’d probably gain about a hundred pounds in two hours… claws, bleeding warts, then you’d notice about six huge hairy tits swefling up on your back… »

He shook his head emphatically. « Man, I’ll try just about anything; but I’d never in hell touch a pineal gland. »

– Fear and Loathing in Las Vegas (film)

The pineal gland produces melatonin, a serotonin derived hormone which modulates sleep patterns in both circadian and seasonal cycles.

There is no evidence that DMT is produced in the human brain.

« It seems to me like that is a myth, or at least something not yet proven to be true. […] Trying to understand where this association between dreams and DMT comes from (apart from the hallucinogenic nature of both), DMT is structurally similar to serotonin and melatonin, which are both known to play an important role in regulating sleep, so it’s reasonable to assume DMT would have an effect on sleep regulation too. Serotonin does a lot in the brain, and DMT can affect some of the same receptors in the brain as serotonin, so this leaves just enough wiggle room for my favourite game in science: wild speculation. »

Author Hunter S. Thompson mentions adrenochrome in his book Fear and Loathing in Las Vegas. The adrenochrome scene also appears in the novel’s film adaptation. In the DVD commentary, director Terry Gilliam admits that his and Thompson’s portrayal is a fictional exaggeration.

Adrenochrome is synthesised by oxidation of adrenaline in the adrenal glands. It may create mild euphoria, but there really are no psychoactive effects documented from this drug.

The confusing arranging of information in this post is deliberately intentional.

 
WORD OF THE DAY [de]: Quatsch (Nonsense)

eviction

« Hey you. So… how was your day?

« Man, I got a bad day, but I wanted to stay positive, so I decided not letting my day to ruin my day. »

– Theresa

(bla bla bla)

« you know, all this pub hopping and clubbing is not actually that inspiring »

« mhh »

« I mean, you can still have even just a few minutes talk with a super interesting person, and that thing alone can make your day… but it’s more likely an exception »

« right »

« maybe be outgoing more with cultural stuff? »

« mmh… it is actually a while since I’ve been in a museum last time »

« oh… but his house is a museum! »

« this shithole… »

« yes, look! The dust accumulated on this cabinet for decades! It’s all so sticky and fat, but if you scratch it you can basically go back in time. Check this out, I am scratching it right now, you see? this layer here… this is when they torn down the Berlin wall. Oh, check it again, this is now when they erected it! »

« dude, seriously, we gotta find better places to live in »

 
WORD OF THE DAY [de]: Abmeldung (deregistration of the German address of residence)

movie night

I really have a very bad memory for movies. I can watch them ten times and still be surprised to see someone dying.

– Theresa

the1stwworld

« How do you call the skin that covers the head of the dick? »
« Skinhead. »

I jump in the metro and I occupy the only seat left by three ladies travelling together. On the other side there are two guys. The one close to the window is shamefully drunk, his eyes and cheeks vividly red. He swings left and right, now babbling some words to keep himself into reality, and his pal has just answered the phone.

« YOU called me, sir. Who’s this? »

I turn to the ladies. The one in front of me is a actually a guy dressed like a woman. Despite his unshaved hairy legs, he’s definitely the one with more style, something between a rockabilly and a housewife pin-up. Red curly wig and black eyeliner.

Now a homeless jumps in the train. I recognise her before she starts speaking, for she standing in front of the door looking left and right, checking the place. She moves like she’s the queen of the underground and each of us is just one of her lucky guests.

« good morning, I’m asking you money, uh, to eat or…

She widen her eyes.

« to drink »

I like the way she said that last word, making it sound like an exclamation and a weird question together. Her eyes shined while doing so.
Nobody reacts. She turns her head to the guy biting a kebab, then to a girl typing in her pricy phone. Who has not ignored her, now lays with the head down, humiliated and embarrassed.

« pigs. »

I hear this while she walks down the corridor. A whisper, like a spit insult.

« freaks. »

Finally a third one that I don’t quite get.

At last she leaves the train.

I slowly turn my head following the direction of my sight. I stare at everybody.
Anything is secondary when you don’t have a roof over your head.
Above the passenger sat in front of me, a long and narrow window reflects my own figure. A body, squeezed against the train floor.

 
SONG OF THE DAY: DJ Koze – Mariposa

#berlino

Io: « Ciao… piacere di conoscerti »

Lui: « Oh, dì soltanto ciao… il piacere viene dopo, zuccherino »

Genio.