Tallinn

– Tallinn? Ah, meglio di Riga! E dopo, dove vai? Helsinki!? Naa… Helsinki fa schifo! Tallinn è molto meglio!

Questo, in grosse righe, il sunto delle mie conversazioni nel proposito. Non che io avessi chiesto l’hit-parade delle città baltiche… che ovviamente vede al Tallinn al primo posto, seguita a distanza da Riga, poi Monaco (non ho la minima idea del perché il gestore dell’ostello, spagnolo emigrato in Estonia, abbia tirato in mezzo il principato) ed infine Helsinki.

– troppo moderna… e pure costosa! Visiti amici? Ahhhhhh, ok ok, allora va bene. Ma se viaggiavi da solo, si… meglio Monaco.

Ok.

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Sinceramente Tallinn è la città che meno mi ha entusiasmato. Non che non abbia i suoi lati da scoprire, ma mi è sembrata un po’ troppo desolata. Sarà il freddo.
Il centro storico è davvero piccolo, fatto di stradine curve che mi fanno perdere l’orientamento un numero imbarazzante di volte. La cosa che noto di più è l’acqua delle grondaie, congelata in ghiaccio purissimo. Sembra un diamante.

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Annoiato del centro storico, attraverso le mura e mi perdo nella periferia ad ovest, ma mi sa che ho toppato: la città è ad est (come per Riga, il centro storico è un’attrazione che non ha nulla a che vedere con la città vera).
Le case sono quasi tutte in legno verniciato. Al numero 82 c’è un piccolo ristorante chiamato Kohvik Kohalik e i camerieri sono carinissimi. Una in particolare mi indica tutti posti da visitare in città.

Li saluto, esco e mi perdo ancora (eh si, lo faccio apposta). Stavolta finisco davvero nel bel mezzo del nulla: case popolari, poi un ippodromo ed infine un negozio di vestiti di seconda mano.

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Un trolley bus + Uber (il miglior mezzo di trasporto in città per qualità/prezzo) mi portano al Seaplane Harbour, dove si può entrare in un sommergibile del 1936 lungo 60 metri! Il biglietto è un po’ caro (12€), ma quando mi ricapita?

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La cosa che più mi ha interessato, da patito dell’arredo, sono proprio i gli interni della sala dei bottoni… Imbottiture chesterfield di seta color porpora, nel bel mezzo di tutti quei quadranti e manopole. Quanta tecnologia, seppur datata, con il solo scopo di ammazzare altra gente. Sarà che sono un ingenuo.
Nella stanza del capitano c’è l’unico lavandino che ho visto a bordo.

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Torno all’ostello a piedi e proprio mentre una macchina mi passa accanto scivolo sul marciapiede ghiacciato. Il guidatore se la ride. Ah, bastardo! Lo so che al posto del mio sedere c’è stato il tuo non sai più quante volte!

Il giorno dopo (direi anche parecchie birre dopo) ho giusto il tempo di passare per il quartiere di Rotermanni prima di prendere il traghetto per Helsinki.
Rotermanni è un complesso di capannoni industriali in mattoni convertirti ad uffici, negozi di abbigliamento e bar (Lasso Bar sembra carino, ma bisognerebbe passarci di sera per saperlo).

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Da lì si può raggiungere a piedi il Lounge 24. Secondo Kristiina ha la vista migliore della città, ma non ho più tempo! Sono in ritardo come una ventenne che ha dimenticato di prendere la pillola e corro ad imbarcarmi.

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PAROLA DEL GIORNO (pt-br): pirulito (lecca-lecca)

Lettonia

Ho appena fatto in tempo a comprare il volo per Riga pochi giorni fa, che non ho avuto il tempo per leggere della città e di cosa fare da queste parti. Ci penso mentre la ragazza dell’ostello mi cerchia le ‘attrazioni turistiche’ su una mappa. Sta cerchiando ogni cosa di cui mi parla, anche quelle che mi sconsiglia. Una mappa piena di cerchi.

Comincio con il giro del centro storico, un po’ troppo curato per poterlo far passare per autentico. Eppure qualche scorcio interessante lo si riesce ancora a trovare.

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Più interessante (e meno labirintico) il quartiere Art Nouveau a nord del centro storico, magari passando per la cattedrale ortodossa nel parco Esplanāde. I russi la convertirono a caffetteria… che figata, invece vedere la gente che prega e s’affligge, prendersi un caffè sotto una cupola alta decine di metri. Fu anche un planetario.

Non mi riesce di fotografare i palazzi Art Nouveau. Metto su le cuffie e svolto l’angolo che capita, ascoltando la musica che capita.

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Una coppia di frikkettoni esce da una casa che sembra quella della famiglia Addams misto Paper St. in Fight Club. Ci sono delle bandierine sul retro e grida di bambini, ma dio mi fulmini se quello è un asilo. Entro… non mi ero sbagliato: Fight Club, solo che qui non si bruciano con la liscivia, ma servono da bere e la musica è buona.

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La barista non ha voglia di chiacchierare, ma dice almeno che nel weekend c’è gente e al piano superiore danno musica dal vivo. Al muro c’è una lavagna con gli eventi, il prossimo è per quando sarò già a Tallinn. Sono quasi più contento di averlo scoperto ora che è tranquillo. Il pavimento in parquet è molto consumato, in alcuni punti l’ero si vede ancora la decorazione originale in vernice scura. Ho appena deciso di comprare questo posto, voglio viverci dentro!

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Il secondo giorno passo per il mercato (a due passi dalla stazione degli autobus ‘Autoosta’) e compro un po’ di frutta buona buona per colazione.

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Dall’altra parte del mercato ai palazzi curati del centro si oppongono palazzi più anonime, ma anche case in legno non ancora restaurate. Ne fotografo una dal lato opposto della strada, quando mi accorgo che una macchina si è fermata alcuni metri prima del semaforo per non intralciare la vista. Questi sono i piccoli gesti che mi fanno rivalutare anche le destinazioni meno promettenti. Sorrido e continuo a camminare.

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Arrivo al palazzo della scienza, uno dei dodici eretti a gloria di Stalin quando i russi controllavano il blocco orientale. Un altro, più alto e massiccio, è proprio a Varsavia. Forse è proprio la dimensione contenuta di questo a farmelo piacere di più. Si vedono bene le decorazioni in cima e le mattonelle hanno tante variazioni di colore carine carine.

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P.S. Scusate per il buio.